NAVIGLIO GRANDE e TICINELLO

 

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La storia

I Milanesi, dopo gli avvenimenti del 1154, constatarono che non era sufficiente proteggere la città con il fossato, seppur colmo d’acqua, ed i bastioni. Pensarono allora di proteggere una più vasta zona attorno alla città con fossati la cui realizzazione doveva rispondere primariamente a esigenze di tipo militare-difensivo, senza considerare quindi l’aspetto dell’irrigazione e del trasporto. A Nord, partendo dalla confluenza dello Strona con il Ticino, venne scavato un fosso, nel quale si voleva immettere acqua mediante la costruzione di una diga. L’opera venne iniziata nel 1156 sotto la direzione di "maestro" Guitelmo, ma arrivato a Liscate il lavoro fu interrotto, sia perché una piena aveva travolto la diga, sia perché ci si accorse che, per pendenze erroneamente calcolate, il fosso sarebbe rimasto sempre asciutto. Come immediata conseguenza l’opera fu abbandonata e da allora è conosciuta con il nome di "pan perduto".

Abbandonato il percorso del "pan perduto", nel 1157 si decise di scegliere, per la continuazione del progetto, un altro tragitto, la cui imboccatura venne individuata nei pressi di Tornavento; i lavori furono sospesi nel 1162, a causa della distruzione di Milano operata da Federico I, e ripresero nel 1178 con la realizzazione del primo tratto, fino ad Abbiategrasso, chiamato sia "naviglio", sia "ticinello". Questo secondo nome designa ancora oggi il tronco Sud di Abbiategrasso, che costituisce il confine tra Rosate, Bubbiano, Calvignasco e Vernate. Da Binasco il Ticinello prosegue per poi immettersi nel Lambro Meridionale.

Nel 1419 il fossato, alimentato soprattutto dal Mischia e dall’Olona, fu allargato da Filippo Maria Visconti, che voleva mettere in comunicazione Abbiategrasso con Bereguardo.

Nel 1179 si realizzò il tronco Abbiategrasso-Gaggiano, nel 1239 il tratto Abbiategrasso-Tornavento venne ampliato e nel 1257, ma diverse sono le ipotesi di datazione, da Gaggiano il naviglio arrivò a Milano.

Il percorso del Naviglio Grande (così chiamato per i successivi ampliamenti) è di oltre 57 km.; all’imboccatura misura ben 41 mt. di larghezza e viene via via a restringersi sino a raggiungere i 5 mt. a Milano.

C’è da segnalare il "fosso morto". Tale fossato arriva vicino alla cascina Villanova di Rosate. Secondo un’ipotesi fu fatto scavare da Federico II nel 1239, anno in cui mosse guerra a Milano, con lo scopo di togliere acqua al Ticinello e avere così libero accesso verso la città nemica.

Dopo la realizzazione dl Naviglio di Bereguardo (1447), anche il "fosso morto" fu percorso da acqua e nei pressi di Basiano venne costruito un mulino.

 

 

 

Lo sfruttamento del canale

Il Ticinello era un corso d’acqua per irrigazione. Derivato dal Ticino a Boffalora, passava nei pressi di Abbiategrasso, Caselle, Cascina Ticinello, Cascina Villanova, Bettola ecc. e ritornava al Ticino nei pressi di Bereguardo.

Ad Abbiategrasso, dove ebbe inizio il nuovo tratto del canale, fu creato un porto sulle cui sponde sorsero alcune borgate. Questo punto, che acquistava sempre maggiore importanza commerciale per i trasporti fluviali, fu munito di un "piccolo castello" dal quale prese il nome di Castelletto.

Il traffico fluviale divenne tanto intenso che, lungo il corso del Naviglio, si crearono delle vere piccole stazioni di smistamento delle merci e dove le barche, in caso di necessità, potevano essere riparate ed i barcaioli potevano trovare ristoro e fare sosta.

Sorsero così Boffalora, Ponte Vecchio, Ponte Nuovo, Cassinetta che assorbì l’antico nucleo di Lugagnano, Bettolina, Barbettola e Cascina Rosa.

Con l’apertura di questo canale, per un lungo periodo il trasporto fluviale ebbe il sopravvento su quello tradizionale con carri, più difficoltoso e lento. Infatti anche la merce proveniente dal porto di Genova, trasportata con carri ad Abbiategrasso, arrivava a Milano per via fluviale.

Il Naviglio fu fonte di ricchezza, sia perché diede incremento al commercio, sia perché permise, con l’irrigazione, di valorizzare enormemente le nostre terre. L’abbondanza di acqua, derivata dal Naviglio, favorì la coltivazione del lino che dal 1198 alla metà del secolo scorso fu uno dei prodotti più redditizi della nostra plaga.

Il Naviglio, sebbene fosse considerato un canale di grande importanza, non era come appare oggi. Più di una volta, nel corso dei secoli, subì modifiche ed ampliamenti e la sua flottiglia, prima composta solo da barche modeste, fu potenziata con barconi di notevole stazza. Fino a due decenni fa, il traffico fluviale era limitato al trasporto della sabbia. Barconi della capacità di 82 metri cubi di sabbia navigavano dalla cava di Boffalora a Castelletto impiegando circa due ore, e da qui si dirigevano al porto di Milano in circa cinque ore. Nel 1963, periodo di grande sviluppo edilizio, sul Naviglio erano in servizio giornaliero ventotto barconi, dopo il 1980 invece se ne contavano solo quattro. Oggi lo sfruttamento dal canale è limitato all’irrigazione

 

 

 

 

 

 

 

Claudia Cravesana cl.IV A Maggio 2000

 

 

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